Coniugare passioni. Circe tra Omero, Atwood, Joyce
Con Stefania Portaccio e Claudia Baracchi
Avere una dimora, dove scegliere cosa possa varcare la sua soglia e cosa debba restare fuori e dalla quale partire per il rischio e la cura che le relazioni comportano. Oppure non avere una dimora. C’è un immaginario che pensa il femminile come luogo/tempo concavo, ed estraneo al femminile ciò che concavo non si presenta. Sembra, scorrendo figure mitiche e letterarie, che alle donne solo un tratto eccezionale, divino – come la numinosità di Circe – renda possibile l’umano anelare alla relazione e avere al contempo una dimora cui tornare, e che fuori dall’eccezione vi sia di norma una lacerazione. Nell’indagare sul soggetto femmina di questa lacerazione occorre farsi carico.