#BCM22 - DIARIO DI BORDO 17 NOVEMBRE

17/11/2022

BookCity: inaspettato, piacevole, stupefacente

Una delle sensazioni che più mi attrae è lo stupore. È un sentimento meravigliosamente sfaccettato, travolgente, pieno di significato, eppure così difficile da assaporare. Credo proprio che “stupore” sia il termine più adatto per descrivere il mio primo approccio con BookCity Milano. Questa incredibile creatura con mille tentacoli, che si muove armonicamente guidata da un ingranaggio umano uniforme e molteplice allo stesso tempo. Stupore: ecco ciò che ho provato al termine di questa giornata così intensa e intrisa di significato. La mia voce, piccolo sussurro in mezzo a tanti altri, è quella di una studentessa universitaria che trascorre le sue mattine nelle aule e i suoi pomeriggi tra libri, articoli, e lavori di gruppo.

La voce di una piccola lettrice incallita la cui motivazione, con il passare degli anni, si è affievolita sempre di più. Papers, testi didattici, volumi interminabili tramite cui estrarre tutto ciò che possa entrare all’interno di una pagina di appunti. Dopo un’estenuante giornata trascorsa a leggere, l’ultimo dei desideri di uno studente è quello di… leggere. Leggere per davvero, assaporare le parole, sfiorarle con i pensieri, rimuginare sopra a ogni concetto con l’incantevole sensazione di non avere alcuna fretta, alcun obiettivo se non il piacere personale.

Lo stupore, oggi, è scaturito dall’inaspettata consapevolezza di poter, finalmente, semplicemente ascoltare. Sedersi davanti a dei relatori, autorevoli ed esperti, ma soprattutto coinvolgenti, per restare lì, ad ascoltare. Senza dover necessariamente prendere degli appunti, senza il fine ultimo di raccogliere quante più informazioni possibili perché “sennò l’esame andrà male, già lo so”. Ascoltare, attivamente s’intende, un discorso stimolante, nuovo, e se posso permettermi di descriverlo tramite un inglesismo, thought-provoking. Ho finalmente provato del genuino stupore nello scoprire che avevo l’incredibile possibilità di pormi di fronte ad un discorso senza doverlo necessariamente sezionare, analizzare, e razionalizzare nel mondo più efficiente per essere schematizzato e poi memorizzato. È stata un’emozione nuova, per me, quella di assistere a un evento letterario circondata da una folla di ascoltatori profondamente interessati all’argomento, avidi di sapere, di conoscere e di sperimentare.

Oggi ho scelto di assistere a due eventi estremamente diversi l’uno dall’altro. Il primo, sull’arte del public speaking, si è posto come un piacevole incontro interattivo tra una linguista, uno psicologo, un attore e un manager. Sdoganando qualsiasi regola sulle convention letterarie, il pubblico è stato coinvolto in giochi e discussioni che hanno mantenuto alta l’attenzione e disseminato consensi. Il secondo, invece, riguardava un’innovativa prospettiva femminista a metà tra il legale, il sociale e l’antropologico. L’appassionata relatrice è riuscita ad aprire una piccola finestra su un nuovo approccio interpersonale tra le donne, e pertanto a seminare idee innovative e provocatorie nelle menti dei suoi spettatori.

Quello che prospettavo ingenuamente essere un pomeriggio noioso, speso ad ascoltare altolocati letterati dal tono monotono, si è trasformato invece in un’occasione di dialogo, curiosità, e crescita. La presentazione dei testi su cui si sono basati questi due eventi non solo mi ha portato a riflettere su temi e idee a cui non avevo mai prestato particolare attenzione, ma mi ha offerto soprattutto la possibilità di sciogliere la tensione accumulata durante molte ore di studio. Potrebbe sembrare, forse, ossimorico… Eppure l’ascolto incondizionato e appassionato di un discorso profondo può risultare estremamente rilassante per la mente di uno studente. Consiglierei a tutti i miei colleghi, una volta ogni tanto, di prendere parte ad un’iniziativa culturale stimolante ed arricchente quanto BookCity, poiché ci aiuterebbe a distogliere il focus da voti ed esami e ad apprezzare di più ciò per cui davvero frequentiamo l’università: l’amore per la conoscenza.

                                    Beatrice Bianchi

Viaggio da Milano

È una Milano piovosa quella che fa da sfondo a questo pomeriggio di novembre tra i libri e, forse per questa sua umida inospitalità, ho deciso di partire - ma senza treno o altri mezzi di trasporto -, facendomi guidare fino alla Mantova del 1500.

Mi avevano detto che BookCity è la festa dei libri, ma è soprattutto la festa dei lettori, del chiacchiericcio degli spettatori che entrano e prendono posto, degli occhi stanchi di chi è corso via dall’ufficio per esserci, di chi ancora sistema la tessera dei mezzi nel portafoglio e si sfila la sciarpa. I compagni di viaggio sono importanti e i primi che conosco nella sala dello splendido Palazzo Morando sono senza dubbio degli appassionati.

Le prime mani esperte che mi scortano a Mantova sono quelle di Tiziana Silvestrin, che racconta l’ultima avventura di Biagio dell’Orso, già protagonista di altri suoi lavori, nel romanzo La congiura del doppio inganno (Scrittura & Scritture Edizioni). L’incarico che Biagio riveste presso il Duca di Mantova lo porta ad avere a che fare con persone poco raccomandabili e, preoccupato per la sua amata Rosa a Venezia, decide di lasciare il suo lavoro. È chiaro che il pubblico conosce bene la figura di Biagio, ma tra le pareti, insieme al suo, risuonano altri nomi antichi - Èlisabeth Vigée le Brun, la pittrice di Maria Antonietta; Artemisia Gentileschi, uno 007 del Vaticano in spedizione segreta in Inghilterra - tutti raccontati un po’ dal pubblico e un po’ dall'autrice, che non fa mancare aneddoti sulle sue avventure alla ricerca di informazioni. La passione per il ‘500, il secolo di giganti come Tintoretto e Michelangelo, in cui magia e scienza si confondono e in cui si muovono donne forti come la Dogaressa Morosita Morosini, è palpabile.

Sono le parole di Luca Sarzi Amadè ad accompagnarmi nella seconda parte del mio viaggio a Mantova. Non è un libro semplice, il suo: Francesco e Isabella. L’età d’oro dei Gonzaga (Laterza Editore) è presentato dal medievista Franco Cardini come un toccasana per chi non ne sa nulla e per chi ne sa troppo. Francesco è Francesco II e Isabella d'Este, sua moglie, è “la prima donna del mondo”. Insieme, con l'ambizione condivisa di accrescere il prestigio del marchesato e di vedere confermata la sua indipendenza nelle turbinose lotte tra principati e interventi delle grandi nazioni, decidono di dare un nuovo assetto all’area stretta tra il ducato di Milano e la Serenissima Repubblica di Venezia, entrando così nella Storia.

Mentre io e i miei compagni di viaggio ascoltiamo il Professor Cardini parlare, siamo circondati dagli arazzi del 1500, che quei tempi li hanno vissuti e ora scaldano alcune sale del Castello Sforzesco. È questa probabilmente, la vera magia di oggi: ascoltare il passato immergendosi in esso.

Il viaggio è finito, fuori c’è la città da cui sono partita. Le foreste della pianura padana erano immense e taciturne nel ‘500; probabilmente ci vagava, bassa, quella nebbia leggera che sfoca il cielo di Milano nel pomeriggio che ormai si è fatto buio. Sono stata a Mantova, a Venezia, a Londra, per poco anche alla corte di Versailles: il tutto a Milano, tra Via Sant’Andrea e il Castello Sforzesco, in meno di cinque ore, nel 2022.

                                    Silvia Zanone