Il diario di bordo di BCM19 - 15 novembre

15/11/2019

In un’epoca dove i dati rivelano sempre un minor numero di lettori e il settore dell’editoria, specialmente quella di periodici e quotidiani, è in forte crisi, si tiene a Milano un evento come BookCity che, al contrario, si concentra proprio su tematiche che si potrebbero definire fuori moda.

Nella conferenza L’insostituibile autorevolezza del leggere. Il ruolo sociale della filiera della cultura e dell’informazione: criticità, opportunità e sviluppi economici. si è posto l’accento proprio sulla crisi dell’editoria e si è cercato di proporre delle soluzioni per far nascere dei nuovi lettori all’interno della nostra società.

Innanzitutto è importante ricordare come la lettura sia di per sé un’esperienza magnifica, in grado di trasportare il lettore all’interno di una dimensione quasi magica che erge l’uomo al di sopra dei problemi quotidiani. In secondo luogo però, la lettura permette di approfondire qualsiasi idea e pensiero, confrontandosi con idee e pensieri di grandi scrittori vissuti prima di noi, permette quindi di sviluppare la propria capacità critica. Infatti la lettura è uno strumento che l’uomo utilizza per la propria crescita personale.

Nella conferenza è emerso che il lettore si forma nei primi anni di scuola. L’istituzione scolastica ricopre quindi un ruolo fondamentale per la nascita di nuovi lettori. La lotta nei confronti del disinteresse per la lettura deve cominciare proprio dal sistema scolastico, il quale deve invogliare bambini e adolescenti ad approcciarsi al mondo della carta stampata.

L’amore per la lettura però non può essere un obbligo imposto dalle istituzioni, ma deve essere qualcosa che nasce all’interno di ognuno. Sicuramente far nascere l’interesse per la lettura è un’impresa ardua. Le librerie di oggi sono luoghi che attirano coloro che già sono appassionati di lettura, è invece necessario creare degli eventi che avvicinino ad essa anche coloro che si tengono a debita distanza. La partecipazione pare essere l’unica soluzione efficace. Ossia, è necessario proporre degli eventi e delle manifestazioni che siano delle esperienze coinvolgenti e relative al mondo dell’editoria. Questi eventi devono essere organizzati in librerie e biblioteche e possono spaziare da incontri con gli autori alla lettura di brani.

Sicuramente ciò che BookCity offre, e ciò che sto vivendo in questi giorni, è l’avvicinamento alla lettura, grazie alla partecipazione di esperti, che sono disposti a discutere dei più svariati argomenti, e grazie anche all’entusiasmo dei volontari, che organizzano e curano la manifestazione. Trasmettere l’entusiasmo che si prova nei confronti di qualcosa è sicuramente il metodo migliore per incuriosire anche i più reticenti e permettergli di godere degli stessi benefici che l’attività tanto amata offre.

Cristina Pozzoli


Le tre F del mio Bookcity: Fantastico, Fantasmi e Femminismo

La mia avventura a Bookcity è cominciata stamattina. Sono arrivata a Milano verso le 10.00 e mi sono messa a vagare seguendo le indicazioni di Google Maps alla ricerca dell’Unione Grafici di Milano, dove attratta dal titolo Dalla lettura alla scrittura creativa ho assistito alla presentazione del libro Nati dal cuore, edito dalla Erickson. L’autore, Emanuele Verdura, scrittore per ragazzi e insegnante, racconta la toccante storia ispirata a una vicenda reale di una coppia sterile che decide di ricorrere all’adozione. Il mio cuore impietrito dalla letteratura horror e thriller non mi rende la persona giusta per parlare approfonditamente di questo romanzo, ma Verdura ha poi continuando esponendo le tecniche di scrittura creativa che insegna anche ai suoi studenti. La scrittura non è un’arte per pochi, ma un modo per rilassarsi, esprimersi, elaborare ciò che abbiamo dentro, che può essere appreso da tutti. Sono rimasta all’Unione Grafici per assistere alla presentazione successiva, più affine ai miei generi di predilezione: Fantascienza, per esempio. Luciano Sartirana e Marina Lenti, delle Edizioni del Gattaccio, hanno scelto di inaugurare una nuova collana di manuali pensati per i neofiti della scrittura proprio con 10 consigli per scrivere di fantascienza di Emanuele Manco, curatore della rivista Fantasy Magazine, oltre che appassionato ed esperto di tutte le varie declinazioni del Fantastico. Manco non si pone come un maestro dispensatore di verità assolute, ma come un appassionato e lettore accanito che vuole aiutare gli scrittori a non incorrere nelle trappole più comuni del genere. Il panorama della scrittura di fantascienza in Italia è molto vitale, e sono soprattutto i giovanissimi a  cimentarsi, rischiando di incorrere nella banalità o nell’infodump. La fantascienza è un genere dal grande potenziale: ci porta a riflettere su quello che siamo e quello che potremmo o rischiamo di diventare. Il fantasy sta vivendo un Rinascimento, da Tolkien si è rinnovato e ha trovato nuova linfa prima nella saga di Harry Potter e oggi col grande successo di Game of Thrones. La fantascienza sta ancora aspettando il capolavoro che la rivoluzioni, ma chissà: tra i ragazzi che oggi hanno acquistato il libro potrebbe esserci il nuovo Philip Dick o una piccola Ursula Le Guin che aveva giusto bisogno di questi consigli per intraprendere il cammino verso la scrittura del suo capolavoro. È stato solo quando sono uscita che ho letto il messaggio della mia amica Veronica: Io e Giada andiamo a sentire Imen al Castello, se sei in giro ci becchiamo. Imen Boulahrajen è una economista che su Instagram ha trovato il modo di far capire l’economia e l’attualità ai giovani e giovanissimi, in tono pacato e senza alimentare tifoserie da stadio. Nonostante l’incontro Connettersi alla vita. La ricerca dell’equilibrio tra vita online e offline fosse già iniziato, ho deciso di raggiungere le mie amiche. Quando sono arrivata, aveva appena preso la parola Aldo Cazzullo, giornalista del Corriere e autore di Metti via quel cellulare. Non condivido la visione di Cazzullo, che individua nell’iperconnessione di oggi una causa di impoverimento culturale dei giovanissimi, ma per fortuna gli altri ospiti sono riusciti ad esprimere con parole migliori delle mie quello che alla fine è anche il mio pensiero. La nostra cara Imen ha parlato dell’importanza di abituarsi fin da giovanissimi a fare domande ed esprimere la propria opinione: un ragazzo ha il diritto di non conoscere, di dire qualcosa di sbagliato, ed è necessario impostare con le nuove generazioni un dialogo in cui possano essere partecipi. E Luca Casaura, Head of Brand and Advertising di Vodafone Italia, ha aggiunto che proprio imparando a sfruttare le potenzialità del web gli adulti possono trasmettere ai ragazzi quella cultura e quella memoria che secondo Cazzullo stiamo rischiando di perdere. Nel pomeriggio, nonostante le difficoltà dovute al mio scarso senso dell’orientamento, sono riuscita a raggiungere il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, dove Sara Sesti ha tenuto un incontro dal titolo L'avventuroso viaggio delle donne nella scienza. La professoressa Sesti, docente di Matematica e autrice di Scienziate nel tempo. 100 biografie, crede fortemente nell’importanza di riconoscere e studiare l’importanza avuta dalle donne nel progresso scientifico, non solo per il rispetto che dobbiamo a queste figure dimenticate o deliberatamente cancellate dai libri di Storia, ma anche per aiutare le bambine di oggi a sentirsi più sicure e stimolate nell’intraprendere un domani un percorso di studi scientifico, consapevoli che non sono sole ad affrontare un mondo esclusivamente maschile, ma che centinaia di donne intelligenti e coraggiose le hanno precedute, contribuendo a rendere il mondo quello che è oggi. Per finire, mi sono ricongiunta alla mia amica Veronica allo Spazio Enel, per assistere all’assegnazione della prima edizione del Premio Eroine d’Oggi, istituito da IoDonna e assegnato al personaggio femminile letterario migliore dell’anno. La giuria delle Libraie Entusiaste ha conferito il premio a Giulia, una delle protagoniste del romanzo I leoni di Sicilia di Stefania Auci: una giovane donna educata e timida, che protetta dalla sua corazza di gentilezza riesce ad affrontare gli eventi che travolgono la sua vita e i mutamenti storici che attraversano la Sicilia, bella, opulenta, sboccata e eccessiva. Giulia può non sembrarci un’eroina, così fragile e remissiva, ma è senz’altro una donna moderna per la sua epoca, tratteggiata con grande maestria e raffinatezza dalla penna di Stefania Auci.

Federica Caslotti


Il mio venerdì di BookCity, è stato all’insegna di una riflessione fondamentale: l’importanza della cultura, e dei libri come principali ambasciatori di questa. Perché i libri sono crescita e fuga, evasione e salvezza. Come inizio di questa giornata avrei voluto partecipare all’incontro coi detenuti di San Vittore, ma a causa della mia mancata prenotazione non ho potuto prendervi parte. Ho dunque deciso di rimandare la mia riflessione sul ruolo della salvezza che la cultura può avere nelle carceri in un prossimo momento, e per questa ragione sono andata alla libreria Cortina, che si preparava alla festa serale fra clienti che cercavano libri e passanti che entravano per chiedere a che ora cominciasse l’evento. Comprati i miei libri sul carcere e data così una presenza simbolica a due luoghi di BookCity ai quali non avrei potuto prender parte – il carcere e la festa alla libreria Cortina, sono andata alla Statale per assistere all’incontro Leggere al fronte, pubblicare in guerra, in cui sono rimasta molto colpita dall’immagine, data dai relatori, di questi giovani soldati in trincea, in ospedale o in luoghi in cui comunque regnavano la fame, la disperazione e la paura, chiedessero libri. I libri allora diventano un luogo sicuro, un altro mondo possibile in cui rifugiarsi, e sono in grado di proteggere il lettore da qualsiasi arma o paura che vive nella quotidianità. Il secondo incontro a cui ho assistito questa sera è stato con Nicola Gardini, che presentava il suo ultimo romanzo Rinascere. Gardini, come al solito magistrale, ha parlato del rinascimento riattualizzandolo e portandolo nella nostra contemporaneità: come fra il 1400 e il 1500 la cultura della rinascita è stata il programma per moltissimi intellettuali, anche noi oggi dovremmo averla come monito. Il rinascimento infatti non è solo una ripresa dal passato, ma è un invito a lavorare per ciò che verrà dopo, per il futuro. Ma per avere il futuro come obiettivo, la cultura è fondamentale: senza questa infatti non c’è nessun oltre, e l’unico tramite che noi conosciamo per diffonderla il più possibile sono i libri e tutto quello che rappresentano. Una cultura fatta quindi di parole, tanto care a Gardini da farne un motto di vita: parole che spiegano il nostro mondo, parole di cui si può ricostruire l’intera storia e tutto il nostro passato, parole biblioteca che diventano rappresentanti di sempre più e sempre diverse tradizioni, parole grappolo che continueranno ad aggiungere sempre più significati. Ripartendo dalla cultura dello studio, dell’ascolto, dell’amicizia e della concordia possiamo avere nuove chiavi per affrontare i nostri tempi bui e guardare in direzione del futuro, proprio come qualche intellettuale ha fatto circa sei secoli fa. L’ultimo incontro a cui ho partecipato questa sera è stato davvero una sorpresa: un incontro inaspettato in un luogo inaspettato! L’incontro infatti si è tenuto alla Biblioteca sociale Espinasse, luogo a me sconosciuto fino a questo momento. La biblioteca infatti è una biblioteca condominiale, e la casa in cui è sita è stata confiscata alla mafia più di 10 anni fa. Sarebbe valsa la pena di andare a quest’incontro anche solo per venire a conoscenza di questo luogo. Per sapere che, in un luogo nato come covo di qualche affiliato di associazioni criminali, oggi circolano idee, riposano volumi e si ritrovano, con spirito comunitario, tutti i condomini e coloro che conoscono questa realtà. Questa è una vera famiglia! Passati l’incanto e lo stupore per un piccolo luogo con una così grande storia, è iniziato il racconto di Serena Uccello, giornalista e scrittrice che per un periodo della sua vita si è occupata di associazioni criminali di stampo mafioso. Ma il suo racconto ha intercettato un particolare taglio: nel parlare di ‘Ndrangheta Serena Uccello ha parlato delle donne che la abitano, che la vivono quotidianamente, da madri, figlie, sorelle. Quelle donne che all’interno delle tradizioni mafiose sono responsabili dell’educazione dei giovani di famiglia, che sono quindi depositarie della tradizione e incaricate di portarla avanti. Da pentite o da mafiose, da vittime o da carnefici. Da vive, o da morte. Perché anche le donne morte, per mano della famiglia o di loro stesse, dunque comunque assassinate dalla mafia famigliare, hanno avuto voce nel racconto di Serena Uccello. Hanno parlato tutte, ed erano là sedute, accanto a noi. Ma soprattutto, quello che più mi ha colpita del racconto di Serena, è stato l’allarmismo e l’attenzione che le mafie hanno nei confronti di un’educazione critica dei giovani. Se i giovani infatti dovessero scoprire che hanno la possibilità di mettere in discussione il mondo in cui vivono, quel mondo non ha più i presupposti futuri per reggersi, ed è destinato al collasso. Ma in un’ottica simile l’istituzione più pericolosa diventa la scuola, i nemici hanno le pagine e sono fatti di parole. Ma se, nel corso di tante storie ed epoche diverse, i libri vengono comunque visti come salvezza o come pericolo, come rifugio o come evasione, vorrà pur dire qualcosa. Sono infatti loro i depositari del sapere, incaricati di essere un mezzo di trasporto di parole, che viaggiano sulle rotaie del pensiero di chi legge. Delle parole stampate su un foglio di carta, inerti, possono trasformarsi in idee quando incontrano un lettore. Ecco perché i libri sono fondamentali, ecco perché i libri sono rivoluzionari. Ecco perché, una città che pretende di essere dentro il panorama culturale contemporaneo non può essere indifferente all’odore delle pagine impresse su carta.

Elena Argiolas