Il diario di bordo di BCM19 - 17 novembre

17/11/2019

Mi sveglio con la consapevolezza che questa sarà l’ultima giornata di BookCity, che la magnifica esperienza sta per finire. In programma ho un evento che mi permetterà di incontrare uno scrittore che ammiro molto per la sua capacità di parlare di filosofia in modo semplice e, grazie al suo entusiasmo, di invogliare gli ascoltatori ad approfondire a loro volta alcuni autori.

Lo scrittore in questione è Riccardo Dal Ferro, in arte Rick DuFer, filosofo e divulgatore. Il suo libro Spinoza e popcorn parla sì di filosofia, ma quesa disciplina viene fusa con la cultura pop. Lo scopo di Rick consiste nell’’avvicinare i giovani, ai quali la filosofia appare una dottrina datata e complessa, ad alcune correnti di pensiero da lui ritenute fondamentali. Infatti, la filosofia si occupa da sempre di tematiche e problemi che interessano tutti. Ad esempio, la riflessione di Locke ed Hobbes sulla creazione di un governo giusto è ancora attuale. Le loro tesi sull’obbedienza alla legge vengono riprese ogni volta che si riflette sulle leggi razziali emanate nel periodo nazi-fascista. In quel caso degli uomini venivano discriminati e privati del diritto alla vita solo in quanto ebrei, omosessuali, zingari o appartenenti ad un’altra minoranza. Gli uomini che si sono opposti a queste leggi aiutando i discriminati sono da considerare colpevoli come vorrebbe Hobbes, che riteneva che la legge fosse infrangibile, oppure le loro azioni sono da giudicare legittime, in quanto l’uomo ha diritto ad opporsi alla legge se essa limita la sua libertà, come diceva Locke?

Tutti i filosofi che si occupano di temi come la libertà, l’individualità, oppure la necessità di donare un senso alla propria esistenza non possono non essere un riferimento anche per i contemporanei. Lo scopo del libro è proprio quello di presentare i filosofi sotto una nuova luce, come uomini in cerca di soluzioni, e renderli più accessibili ad un pubblico che vede la filosofia come una disciplina troppo elevata e inaccessibile a causa del terrore provocato da Hegel e Kant durante gli studi liceali.

DuFer rende chiari gli astrusi concetti filosofici, innanzitutto grazie alla sua grande abilità nella semplificazione, e in secondo luogo grazie all’utilizzo di riferimenti alla cultura pop nota ai giovani. Le serie televisive vengono da lui sviscerate, portando alla luce i concetti filosofici che si trovano alla base. L’autore invita lo spettatore a riflettere su ciò che sta osservando per trasformare ciò che viene percepito come puro intrattenimento, in qualcosa di pedagogico. I filosofi si vedono trasformati in personaggi di film o serie TV anche da un punto di vista estetico, poiché Daniel Cuello, abile fumettista, rappresenta i filosofi con caratteristiche e abiti inusuali, sfatando la loro mitizzazione e rendendoli più vicini al pubblico.

Sicuramente dopo la lettura di questo saggio si diviene persone più attente nello scorgere filosofia anche in prodotti dove apparentemente è assente. Viene proposto un riassunto di diversi pensieri filosofici che invoglia il lettore ad approfondirli con la lettura dei testi integrali degli autori. Il libro quindi aiuta il lettore a sviluppare la sua criticità e consapevolezza e come è riportato in copertina ”ATTENZIONE: questo libro aiuta a formarsi un’opinione, maneggiare con cura.”.

Cristina Pozzoli


Per l’ultimo giorno di BookCity ho scelto quattro incontri fra le tantissime possibilità. Nel primo, per il centenario dell’impresa di Fiume, Andrea Scarabelli e Guido Andrea Pautasso, hanno parlato di D’Annunzio e dell’occupazione di Fiume come esperimento, dandone una chiave di lettura che io non avevo mai sentito, ma che ho trovato molto interessante. Il secondo incontro della giornata era al museo nazionale della scienza e della tecnologia, dove ho visto l’auditorium pieno di gente che fremeva, molto ansiosa di sentire Stefano Benni parlare di se stesso e della sua storia quasi vera: sentendo l’avvicinarsi della morte, Benni ha infatti deciso di fare un film su se stesso e su alcune delle persone che lo hanno accompagnato durante la sua vita: Daniel Pennac, Alessandro Baricco, la famiglia e altri collaboratori e collaboratrici. Alle 16, alla casa dell’amicizia, ho ascoltato Ezio Savasta che raccontava del suo Liberi dentro. Lo scrittore ha raccontato dei suoi tanti anni di volontariato in carcere, delle storie di cui sono portatori i detenuti e di quanto possono fare i volontari: non solo infatti possono creare un ponte col mondo esterno, ma soprattutto possono instaurare un rapporto coi detenuti, che sia una promessa di miglioramento per entrambi. Troppo spesso sul carcere e sul mondo che c’è dentro ci sono tantissimi pregiudizi. Questa restituzione di umanità non è stata data solo dall’autore, ma anche dagli altri relatori dell’incontro. Oggi hanno deciso di fare un regalo a quella sala piena di gente: chi ha voluto sentire, ha potuto ricevere in dono la testimonianza di chi sa, e ha avuto la possibilità di uscire da quella stanza consapevole degli ingiusti problemi del carcere, mai trattato come un’istituzione tra le altre, necessitante di aiuto e degna di eguale rispetto. L’ultimo incontro di oggi e del mio BookCity 2019 è stato uno dei migliori: ho sentito la voce del procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, accompagnato dai tanti uomini della sua scorta. Quell’uomo, che lavora per la libertà di tutti noi e per la giustizia delle istituzioni, non può godere della libertà di cui è garante. Ma il sacrificio di questo uomo è pagato non soltanto dalla sua grande passione, ma soprattutto dal numero di persone che si sono recate all’archivio di stato, in numero nettamente superiore a quante il posto fosse predisposto ad ospitarne. Anche quelle persone sono lo stato. Noi siamo lo stato, contro ogni mafia, nonostante la pioggia.

Conclusioni: Nei giorni di BookCity, prendendo in prestito l‘idea dal libro che si chiama Milano. Dicono di lei. La città nella letteratura, possiamo dire che anziché essere città nella letteratura per una volta è la letteratura a trasferirsi in città. Nelle strade che attendono il Natale là dove inizia il freddo, la letteratura è la protagonista indiscussa per poco meno di una settimana. Sono giorni magici e in un certo senso indescrivibili, nei quali c’è sempre qualcosa, forse troppo da fare. Libri, poesie, mostre e filosofia. Attualità, storia, critica e arte si mescolano in appuntamenti e incontri nei luoghi più vari della città, che vengono così vissuti a fondo: dal castello alle ville, dalle associazioni ai palazzi, dai carceri agli ospedali. Ci sono tutti, perché ognuno nei libri può trovare il suo posto. La città risponde splendidamente a queste iniziative: durante questi giorni infatti tutti girano col giornale di BookCity sotto il braccio, lo sfogliano in tram e ne parlano con qualcuno in metro. La voce per gli appuntamenti interessanti gira in fretta, e la gente cresce. Non è raro che non si possa prendere parte ad alcuni eventi per l’assenza di posti, finiti moltissimo tempo prima - anche a me è successo per diversi appuntamenti. E non è raro che, a causa della contemporaneità degli eventi, se non si riesce ad entrare da una parte, non si riesca a trovare un’alternativa. Per questo mi piacerebbe lanciare una sfida alla fine di questi giorni, impegnativi ma decisamente belli. Perché, anziché concentrare tanti eventi in piccole sale e pochi giorni non organizzare un mese di BookCity, distribuendo gli appuntamenti in un arco di tempo più ampio?

Elena Argiolas