Il “verso” della poesia oggi, tra googlism e AI
Con Gilda Policastro e Bernardino Sassoli de’ Bianchi
Come si riconosce oggi la “vera” poesia? Se l’idea del ritmo e la dimensione verticale sono state per tutta la sua storia le ragioni formali di prima riconoscibilità (la poesia in massima parte andava a capo e “suonava” in un certo modo), a partire dagli anni Zero si vanno affermando e consolidando altre forme e altri linguaggi che stimolano una produzione ibridata, multimediale, espansa, sempre più distante dall’orizzonte di tipo tradizionale. La rete come spazio e come strumento sembra essere l’unico verso possibile per la poesia, la direzione in cui muoversi per produrne e discuterne, fuori dai circuiti mainstream che privilegiano altre forme, dal romanzo alle serie tivù, ma anche prendendo le distanze dall’effusione sentimentale e dalla natura elettiva del ruolo del “poeta”, che hanno finito col respingere i lettori fino a vederli svanire e, d’altra parte, col nutrire gli equivoci legati a una scrittura intimista ed estemporanea, piuttosto che come codice da reinventare col mutare.